Salite le scale che portano al piano del portico dobbiamo osservare, prima di entrare in casa, il disegno sofisticato della grande porta che replica, in cotto, il portale di un antico tempio romano. La maggior sorpresa che si prova quando si supera la soglia di questo portale e si entra nella sala centrale, di singolare grandiosità, è la luminosità assicurata a questo spazio da un insieme di finestre che vengono a costituire, verso mezzogiorno, una sorta di parete vetrata. È una soluzione, questa, che Palladio non replica in alcun’altra sua architettura.
Questa sala luminosa, che è il cuore della casa, è a crociera, cioè ha una pianta a forma di croce che introduce in questa casa, idealmente, il concetto di una architettura a pianta centrale. Le volte a botte che coprono questa sala e si intersecano al centro della croce evocano una tipologia costruttiva estranea alla tradizione veneziana: quella delle volte che coprono le terme degli antichi romani.

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Nel rispetto del principio di simmetria, le stanze che si trovano da una parte e dall’altra della sala centrale non sono vani di un’unica abitazione, ma formano due distinti appartamenti, riservati l’uno a Nicolò Foscari, l’altro al fratello Alvise. In questa casa, come in tutte le altre costruite da Palladio, un appartamento si compone di tre camere: due (di cui una è grande e una è piccola) sono rettangolari, la terza – posta fra le due stanze rettangolari – è quadrata. Le due stanze rettangolari hanno le medesime proporzioni, malgrado la differenza delle loro misure. Nel rispetto del principio di simmetria, le stanze che si trovano da una parte e dall’altra della sala centrale non sono vani di un’unica abitazione, ma formano due distinti appartamenti, riservati l’uno a Nicolò Foscari, l’altro al fratello Alvise. In questa casa, come in tutte le altre costruite da Palladio, un appartamento si compone di tre camere: due (di cui una è grande e una è piccola) sono rettangolari, la terza – posta fra le due stanze rettangolari – è quadrata. Le due stanze rettangolari hanno le medesime proporzioni, malgrado la differenza delle loro misure.  Le stanze maggiori – che sono quelle in cui prevalentemente si svolge la vita dei due componenti apicali della famiglia – sono orientate a settentrione per essere più fresche d’estate, come scrive Palladio; quelle minori sono volte a mezzogiorno, per sfruttare durante l’inverno i benefici dell’irraggiamento solare. Le stanze quadrate – poste fra queste due – sono quelle in cui i Signori incontrano “i virtuosi amici” che vengono a visitarli in villa.  Tutte queste stanze sono coperte con volte, ma di diverse tipologie strutturali, talché si può dire che Palladio ci offre una specie di repertorio di tecniche costruttive alternative. Le porte che mettono in comunicazione la sala centrale con ciascuna stanza e le stanze fra loro, sono di misura minimale. Questo dato ci consente di intendere come nella concezione di Palladio ogni stanza debba essere considerata come uno spazio distinto, dotato di una sua specifica qualità architettonica. Per meglio comprendere la radicalità della architettura di Palladio bisogna peraltro considerare che le stanze di questa casa, che sono decorate a fresco su tutte le loro superfici, avrebbero dovuto avere le pareti e le volte senza alcuna decorazione pittorica che impedisse di percepire distintamente la configurazione spaziale di ogni suo singolo vano. Anche all’interno della casa quindi – come al suo esterno – gli unici colori sarebbero stati il bianco della calce e il colore del cotto della pavimentazione “a pastellone”. Palladio ha quasi cinquant’anni quando progetta questo capolavoro. Tale è la sua maturità che una concezione così severa di una dimora patrizia (ove al Signore non sono concesse più di tre camere per il suo uso personale) e un tale rigore concettuale, conducono a un esito compositivo di straordinario equilibrio e di perfetta armonia spaziale.