Vedendo l’architettura palladiana che si erge nel suo splendido isolamento è difficile anche solo immaginare che attorno a essa siano sorti altri edifici. Eppure negli ultimi anni del Seicento a ridosso della villa erano stati costruiti dei portici per sostenere delle terrazze che consentivano di uscire all’aperto alla quota del piano nobile. Nei primi anni del Settecento erano state poi costruite – a levante della villa – una grande piazza circondata da portici e una foresteria, di cui sappiamo solo che in essa era esibita una serie di ritratti in grande formato dei personaggi più illustri della famiglia Foscari. A ponente della villa era stato costruito un oratorio.
Tutto questo non c’è più. La caduta della Repubblica segna infatti una profonda crisi della famiglia. Nel secondo decennio dell’Ottocento il possedimento rurale dei Foscari viene quindi venduto, con la villa, a imprenditori che non esitano a demolire tutti questi edifici per venderne i mattoni, le tegole e le travature. La villa – che ritrova così quell’isolamento che aveva nel Cinquecento – viene usata per lo più come deposito di derrate agricole, a servizio di un vicino mulino. È lo spettacolo malinconico che la villa offre di sé in questa congiuntura che genera e alimenta la leggenda che in questa casa fosse reclusa una dama, chiamata “malcontenta”, per espiare così le sue colpe d’amore.

... CONTINUA A LEGGERE

È in questo stato di abbandono che nel 1924 la scopre un trio di persone che hanno deciso di dedicare la loro vita alla bellezza e ai piaceri. Albert Clinton Landsberg (Bertie) è un giovane esteta; Chaterine D’Erlanger una gentildonna di sorprendente vitalità; Paul Rodocanachi un uomo dotato di una vasta cultura e di un gusto raffinato.
Questi tre personaggi si insediano in questa casa senza nemmeno portarvi la luce elettrica, per non turbarne l’aura antica e il fascino romantico. Allo stesso modo non introducono in essa mobili antichi, ben sapendo che nelle sue architetture Palladio non aveva previsto alcuna forma di arredamento, e concepiscono mobili il cui fascino sta solo nelle loro proporzioni e nella loro semplicità.
In queste stanze accolgono le personalità più illustri che frequentano Venezia negli anni che precedono la seconda guerra mondiale. Serge Lifar e Oliver Messel danzano a piedi nudi nella sala centrale illuminata di notte solo da candele. Diaghilev, Paul Morand, Misia Sert, Cole Porter, Terry e Le Corbusier – ma anche Guglielmo Marconi, Winston Churchill e molti altri – si ritrovano qui e sostano, quasi in contemplazione, fra queste mura. La casa vive così una stagione irripetibile che ho cercato di evocare in modo efficace in un libro, “Tumulto e Ordine”.
Le leggi razziali e la guerra distruggono questo clima effervescente in cui aristocrazie, fermenti di modernità, avanguardie ed élites si intrecciano in modo che oggi non riusciamo nemmeno ad immaginare. Nel dopoguerra questa effervescenza non ha più modo di essere, se pure sopravvivono e vengono ancora qui molti protagonisti della società di ante-guerra.
Quando Bertie Landsberg muore nel 1965 la casa viene posseduta da un raffinato architetto inglese, Lord Claud Phillimore. Nel 1973 essa torna di proprietà dei discendenti di quei due fratelli, Nicolò e Alvise, che questa architettura avevano eretto più di quattro secoli addietro.
Nel corso degli ultimi quarant’anni – durante i quali Barbara ed io (siamo entrambi architetti) ci siano dedicati alla conservazione di questo capolavoro della architettura rinascimentale – fra queste antiche mura sono stati accolti – oltre a capi di stato e di governo – architetti di fama internazionale quali Frank Gery, Norman Forster, Rem Koolhaas, Zaha Hadid, Ieoh Ming Pei e artisti fra i più celebrati quali Andy Warhol, Cy Twombly, Robert Rauchemberg, Jean Tinguely, Janis Kounellis.
Spero che partiate da qui con un ricordo felice di questa visita e vi auguro il miglior proseguimento della esplorazione della Riviera del Brenta.